Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO LVI

Da Wikisource.
LVI. Che noi dobbiamo rinnegar noi medesimi, e imitar Cristo per mezzo della croce.

../CAPO LV ../CAPO LVII IncludiIntestazione 21 ottobre 2016 75% Da definire

Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
LVI. Che noi dobbiamo rinnegar noi medesimi, e imitar Cristo per mezzo della croce.
Libro III - CAPO LV Libro III - CAPO LVII
[p. 263 modifica]

CAPO LVI.


Che noi dobbiamo rinnegar noi medesimi,

e imitar Cristo per mezzo della croce.


1. Figliuolo, quanto tu sai uscir di te stesso, tanto ti verrà fatto d’entrare in me. Siccome il nulla desiderare di fuori, forma la pace di dentro; così il lasciare interiormente se stesso, fa unire con Dio. Io ti vo’ far apprendere il perfetto abbandonamento di te stesso nella mia volontà senza contraddizione, o querela. Vien dietro a me. Io sono via, verità, e vita. Senza via non si va; senza verità niente si sa; senza vita non si può vivere. Io son via per la qual dei andare; io verità alla quale dei credere; io vita che dei sperare. Io via inviolabile, io verità infallibile, io vita interminabile. Io son via dirittissima, verità somma, vita vera, vita beata, vita increata. Se tu ti rimarrai nella mia via, intenderai la verità; ed ella ti farà salvo, e conseguirai vita eterna. [p. 264 modifica]

2. Se vuoi entrare alla vita osserva la legge. Se ti piace conoscere la verità, e tu credi a me: se esser perfetto, vendi tutto quello che hai: se vuoi essere mio discepolo, rinnega te stesso: se possedere l’eterna, abbi in disprezzo la vita presente: se vuoi essere in cielo esaltato, ti umilia nel mondo: se vuoi regnare con me, porta la croce con me. Perchè i soli servi della croce trovano la strada alla beatitudine, ed alla vera luce.

3. Signore Gesù, poichè la tua vita è stata povera e dispregevole al mondo, concedimi che per lo disprezzo del mondo io t’imiti. Imperocchè non vuol essere il servo maggiore del suo padrone, nè il discepolo sopra il maestro. Sia il tuo servo esercitato nella tua vita, poichè ivi è la mia salute, e la santità vera. Checchè altro io mi leggo, ed ascolto, non mi rallegra, nè dilettami pienamente.

4. Figliuolo, conciossiachè tu sai queste cose, e leggestile tutte, beato te! se tu le farai. Chi sa i miei comandamenti, e gli adempie, desso è che mi ama; ed io amerò lui, e gli darò a vedere me stesso, e il farò seder meco nel regno del Padre mio. [p. 265 modifica]

5. Signore Gesù, siccome tu hai detto e promesso, così per opera fa che sia; e dammi ch’io ne sia fatto degno. Io ho ricevuta dalle tue mani, ho ricevuta la croce; porterolla sì, porterolla fino ch’io muoja, siccome tu mi hai imposto di fare. In verità la vita del Monaco dabbene è la croce; ma ella è pur guida del paradiso. Abbiamo dato già i primi passi; non conviene tornare addietro, nè è dovere di soffermarci.

6. Su via dunque, o fratelli, seguiamo avanti d’accordo: Gesù ci verrà in compagnia. Per amor di Gesù abbiamo presa cotesta croce, e per Gesù perseveriamo a portarla. Egli ci sarà ajutatore, che è nostro duce, ed entraci dinanzi. Ecco il nostro Re ci va innanzi che starà alla nostra difesa; seguiamolo virilmente: non sia chi si lasci far paura, o si sbigottisca; stiamo apparecchiati a morire in guerra da forti; nè con questa macchia del fuggire la croce, guastiamo la nostra gloria.