Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/267

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capo liv. 255

perdita de’ beni si turba, nè rimane aspreggiata per le più dure parole; poichè ha già collocato il suo tesoro, e ’l suo gaudio nel cielo, dove niente non le perisce.

10. La Natura è cupida, e riceve più volentieri che ella non dona; ama le cose proprie e private: la Grazia poi è pia, si dà a tutti, schiva le singolarità, è contenta di poco, e più beata cosa giudica il dare, che il ricevere.

11. La Natura è inchinevole alle creature, alla propria carne, alle vanità, ed a discorrimenti: ma la Grazia trae a Dio, ed alle virtù, rinunzia alle creature, fugge dal mondo, odia gli appetiti della carne, raffrena gli svagamenti, e si vergogna di comparir tra la gente.

12. La Natura volentieri si piglia qualche sollazzo da fuori, nel quale abbia sensibil diletto: ma la Grazia non cerca consolazioni che in Dio solamente, nè in altro che nel sommo Bene, sopra tutte le visibili cose, vuol dilettarsi.

13. La Natura tutto fa per lo bene e utilità propria, e nulla sa fare gratuitamente; ma o l’equivalente, o