Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/20

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8 libro i.

pedisce e molesta, quanto l’immortificata affezion del tuo cuore? L’uomo divoto e dabbene prima dentro ordina le azioni sue, che egli dee recare in atto; nè quelle il traggono a’ desiderj del vizioso appetito, anzi esso le torce alla norma della diritta ragione. Chi è che sostenga più dura battaglia di quello, il quale si sforza di vincere se medesimo? Nostra occupazione dovrebb’essere questa; domare se stesso, e diventare ogni dì più sopra se stesso più forte, e in meglio alcuna cosa avanzarsi.

4. Non v’è perfezione in questa vita che non sia accompagnata da alcun difetto; ed ogni nostro speculare non è senza una qualche oscurità. L’umile conoscimento di te ti è strada a Dio più sicura della profonda investigazion della scienza. Non è da doversi incolpare la scienza, o qualunque altra semplice cognizione di cosa, la quale buona è inverso di se medesima riguardata, ed è ordinata da Dio; ma le si dee sempre mettere innanzi la buona coscienza, e la vita virtuosa. Ma perchè i più maggior pena si danno del sapere, che del ben vivere; perciò assai volte