Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XLVI

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XLVI. Della fiducia che si dee avere in Dio, quando siamo punti con parole.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XLVI. Della fiducia che si dee avere in Dio, quando siamo punti con parole.
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CAPO XLVI.


Della fiducia che si dee avere in Dio,

quando siamo punti con parole.


1. Figliuolo, reggiti con fermezza, ed abbi speranza in me. or che son mai le parole, se non parole? elle vanno per l’aria, ma niente offendon le pietre. Se tu se’ in colpa, pensa che tu voglia di buon grado emendarti: se di niente la coscienza non ti riprende, pensa di voler ciò sostener volentieri per amore di Dio. Basta pur questo poco; che tu soffra alcuna volta almen le parole, se non [p. 226 modifica]sei ancora da tanto, di portare dure percosse. E dond’è, che cose sì lievi ti passano al cuore, se non perchè tu se’ ancora carnale, e più agli uomini ragguardi, che a Dio? conciossiachè, per ciò che tu temi il disprezzo, non vuoi esser delle tue colpe ripreso, e al coperto ti ricoveri delle scuse.

2. Ma guarda più sottilmente te stesso, e vedrai che tuttavia vive in te il mondo, e la matta vaghezza di piacere alla gente. imperciocchè schivando tu d’essere umiliato, e portar confusione de’ tuoi difetti, si pare per fermo, che tu non sei vero umile, nè al mondo morto veracemente, nè il mondo è a te crocifisso. Ma ascolta una mia parola, e non farai conto di diecimila degli uomini. Ecco, vedi: se tutte quelle cose fossero dette contra di te, che la più rea malizia sapesse accozzare; qual danno n’avresti tu se le lasciassi passar via affatto, nè più caso non ne facessi, che d’una festuca? or potrebbon elle pur un capello svellerti della testa?

3. Ma chi non tiene ben chiuso il cuore, nè Dio davanti dagli occhi, [p. 227 modifica]egli è leggermente mosso per le parole di vituperio. colui per contrario, che fidasi in me, non è vago di stare al proprio giudicio, non temerà cosa dagli uomini. Imperciocchè io sono giudice, e conoscitore di ogni secreto: io so il come è avvenuta la cosa: io conosco chi fa ingiuria, e chi la sostiene: da me venne la cosa: perchè io permisi quanto è succeduto, acciocchè le intenzioni di molti cuori sien tratte a luce. il reo e l’innocente io il giudicherò; ma prima per occulto giudicio ho voluto prendere sperimento dell’uno e dell’altro.

4. La testimonianza degli uomini inganna sovente: ma il mio giudicio è il vero; e si starà saldo, e non sarà sovvertito. Egli è per lo più occulto; e pochi ne’ singolari accidenti il ravvisano. egli non erra però giammai, nè può; quantunque agli occhi de’ pazzi sembri esser men retto. A me dunque si dee aver ricorso in ogni giudicio, nè in sul proprio avviso stare ostinato. Quindi è, che il giusto non turberassi giammai, checchè, volendol Dio, gli intravvenga. e quando pure alcuna cosa ingiustamente [p. 228 modifica]sia detta contra di lui, non ne farà molto caso: anzi nè pure sconciamente s’allegrerà, se altri prenda a fargli ragione. Imperciocchè egli considera, che io sono lo investigatore de’ cuori e delle reni, che in giudicando non guardo a persone, nè ad umana apparenza. essendochè spesse volte davanti da me è trovata ria quella cosa, che a giudicio degli uomini si credeva meritar lode.

5. Signore Iddio, diritto giudice, forte, e paziente, al quale è assai conta la fragilità, e la nequizia degli uomini, sii tu la mia forza, e tutta la mia fiducia, poichè la mia coscienza non m’è bastante. Tu sai quello che non so io: per la qual cosa io doveva in ogni riprensione umiliarmi, e con mansuetudine sostenerla. Perdonami anche pietosamente, quante volte io nol feci, e mi cresci tuttavia grazia di maggior sofferenza. imperciocchè m’è più utile la tua larga misericordia ad ottenere il perdono, che non è la mia immaginata giustizia a giustificare la coscienza che io non conosco. Comechè di nessun male io non sia a me consapevole, già non posso per questo credermi giusto; [p. 229 modifica]poichè, tolta via la tua misericordia, non potrà uomo che viva giustificarsi davanti a te.