Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/213

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capo xxxiv. 201


2. A chi tu sei buono, qual cosa (se dritto estimi) non dovrà parere buona? e quegli che in te non ha gusto, in che potrà averlo mai? Ma si perdono verso la tua sapienza i saggi del mondo, e que’ che si dilettano nella carne: essendo che in quelli è grandissima vanità, e in questa si trova la morte. Coloro poi che per lo disprezzo del mondo, e per lo castigamento della carne seguono te, si mostrano sapienti veracemente: perchè dalla vanità passano alla verità, e dalla carne allo spirito. A questi è Iddio saporoso; e tutto ciò che nelle creature ha di bene, tutto a lode lo riferiscono del Creatore. Egli è non pertanto dissimile, e molto dissimile il gusto del Creatore e della creatura, dell’eternità e del tempo, della luce increata e della partecipata.

3. O luce perpetua, che ogni creato lume soverchi, folgoreggia la tua luce dall’alto, la quale in ogni secreto penetri del mio cuore. Purga, rallegra, rischiara, ed avviva con le sue potenze il mio spirito, sicch’egli stia unito con te per inebriamento di giubilo. Deh! quando verrà quell’ora beata, e desiderabile, che tu della