Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro IV/CAPO X

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X. Che la sacra Comunione non è da lasciar di leggieri.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
X. Che la sacra Comunione non è da lasciar di leggieri.
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CAPO X.


Che la sacra Comunione non è da

lasciar di leggieri.


PAROLE DEL DILETTO.


1. Si dee aver frequentemente ricorso al fonte della grazia, e misericordia divina; alla sorgente della bontà, e d’ogni purezza; acciocchè tu possa esser delle tue passioni e vizi sanato, e incontro a tutte le tentazioni e malizie del diavolo reso più forte, e vegliante. Il nemico, che ben sa, grandissimo bene e rimedio fortissimo essere riposto nella sacra comunione, prende ogni destro, e in tutte le guise, quanto egli più può, si sforza di ritrarne i fedeli e i divoti, e loro a ciò mettere impedimento.

2. Conciossiachè ci sono taluni i quali, come prendono ad apparecchiarsi per la santa comunione, più dure istigazioni sostengono da Satanasso, Egli, il rio spirito (siccome scritto è in Giobbe) s’intramette tra i figliuoli [p. 313 modifica]di Dio, a doverli nojare con la sua usata malizia, o renderli timidi soverchiamente, e solleciti: ed egli il fa per diminuir loro il fervore, o toglier loro per assalto la fede; se eglino per avventura lasciassero del tutto la comunione, o con tepidezza vi si conducessero. Ma egli non è da far nessun conto delle sue fallacie e suggestioni, comechè brutte sieno; e tutti i suoi fantasmi sono da ritorcergli in capo. si dee il misero aver a vile, e farsene beffe; nè per gli movimenti e stimoli ch’egli ne suscita, è da ommettere la sacra comunione.

3. Spesso anche ne impaccia la troppa sollecitudine dell’avere la divozione, ed una cotale ansietà del fare la confessione. Tu ti reggi secondo il consiglio de’ saggi, e lascia andar l’ansia, e gli scrupoli: che eglino impediscono la grazia di Dio, e guastano la divozion della mente. Per ogni piccolo turbamento o molestia guarda di non lasciare la sacra comunione: anzi và e confessati come più presto tu puoi, e altrui rimetti volentieri ogni ingiuria ricevuta. Che se alcuno fu offeso da te, umilmente gli domanda perdono, e Dio il darà a te misericordiosamente. [p. 314 modifica]

4. Qual pro fa d’indugiare più avanti la confessione, e ad altro tempo differire la santissima comunione? Sii tu de’ primi a ben ripurgarti; sputa fuori tosto il veleno, t’affretta di prender la medicina; e sì ti sentirai star meglio, che se tu avessi aspettato più tempo. Se oggi ti rimani di comunicarti per alcuna cagione, forse ne sopravverrà domani un’altra maggiore, e così tu petresti esserne assai tempo impedito, e più inetto ne diverresti. Fa che ti scuota di dosso, il più presto che puoi, la presente gravezza e infingardaggine: conciossiachè nessun giovamento ti faccia lo star più in ansietà, e seguir tuttavia a vivere in turbamento, e per li quotidiani impedimenti tenerti lontano da’ divini misteri. Anzi egli è danno gravissimo, il ritardar lungo tempo la comunione; imperciocchè ciò fu usato di indurre altrui in grave torpore. Ahi duolo! Parecchi tepidi o dissoluti, colgono volontieri cagion d’indugio a confessarsi; e per questo amano di prolungare la sacra comunione, ch’eglino non si sentano obbligati di stare in guardia più sollecita sopra se stessi. [p. 315 modifica]

5. Oh! come hanno picciola carità, e fievole divozione coloro, che sì leggermente trascurano, la sacra comunione. Quanto è egli beato, e come a Dio caro colui, il quale così vive, e in sì fatta mondezza guarda l’ anima sua, ch’egli sarebbe disposto ed accomcio a comunicarsi ogni giorno, se conceduto gli fosse, e senza nota far sel potesse! Se alcuno talvolta per cagion d’umiltà sen’astenga, o per legittima causa ne sia impedito, egli è da lodare della riverenza. Ma se furtivamente sia entrata in lui la pigrizia, dee risvegliare se stesso, e far egli quello che è in sè; e il Signore favoreggerà il suo desiderio per la buona intenzione, alla quale egli risguarda principalmente.

6. Quando poi egli abbia ragionevole impedimento, riterrà però sempre la buona volontà, e la pia intenzione di comunicarsi, e così non sarà privato del frutto del Sacramento. Essendo che può ogni divota persona ogni giorno, anzi ogni ora prendere salutarmente la spiritual comunione di Cristo, che nessuno gliel vieta: e nondimeno dee ciascuno a certo tempo, e in definiti giorni [p. 316 modifica]ricevere sagramentalmente con affetto e con riverenza il corpo del suo Redentore; e più all’onor riguardare e alla gloria di Dio, che non aspettarsi alcuna propria consolazione. Imperocchè tante volte altri si comunica misticamente, e per modo invisibile è ristorato, quante divotamente si rimembra il mistero della incarnazione, e della passione di Cristo, e nell’amore di lui si raccende.

7. Per lo contrario colui, il quale non s’apparecchia che al sopravvenir della festa, o per usanza che vel costringe, egli v’andrà le più volte mal preparato. Non voler essere nel celebrar lungo, nè frettoloso soverchiamente; ma serba il buono universal costume di quelli, co’ quali tu vivi. Tu non dei altrui partorir tedio e molestia; anzi tenere la via comune, secondo l’instituzion de’ maggiori, e all’altrui volontà più presto servire, che alla propria tua divozione, ed affetto.