Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro IV/CAPO XVII

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XVII. Dell’ardente amore, e affettuoso desiderio di ricevere Cristo.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XVII. Dell’ardente amore, e affettuoso desiderio di ricevere Cristo.
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CAPO XVII.


Dell’ardente amore, e affettuoso desiderio

di ricevere Cristo.


PAROLE DEL DISCEPOLO.


1. Con somma divozione, e con ardente amore, con tutto l’affetto e fervore del cuore, io desidero, o Signor mio, di riceverti, con quel desiderio medesimo che di te ebbono in comunicandosi parecchi Santi, e persone divote assai; le quali grandissimamente per santità di vita ti furono care, e vissero in ardentissima divozione. O mio Dio, amore infinito, ogni mio bene, e beatitudine interminabile, io ti vorrei pur ricevere col desiderio più veemente, e con la riverenza più degna, che alcuno de’ Santi avesse, o potesse aver sentito giammai.

2. E quantunque io mi sia indegno d’avere tutti que’ sentimenti di [p. 337 modifica]divozione, io ti offero non pertanto tutto l’affetto, quant’è, del mio cuore; come se io tutti quegli accesi desiderj oltremodo a te grati m’avessi io solo. Ma pur tutto quello, che una pia mente potesse concepir mai o desiderare, tutto con altissima venerazione, e con la più cordial volontà, a te porgo, e offerisco. Io non vo’ niente riserbare per me; ma e me ed ogni mia cosa spontaneamente, e di tutto buon grado sacrificarti. Signore Iddio mio, Creator mio, e mio Redentore, con quello affetto ed ossequio, laude ed onore, con la medesima gratitudine, disposizione ed amore, con quella fede, speranza e mondezza trangoscio oggi io di riceverti, che la santissima Madre tua, Vergine gloriosa Maria ti desiderò, e ricevette allora che all’Angelo, il quale la lieta nuova recavale del mistero della Incarnazione, umilmente, e divotamente rispose: Eccomi Ancella del Signore: siami fatto secondo le tue parole.

3. E siccome il santo tuo precursore, maggiore di tutti i Santi, Giovanni Batista, pieno di giubilo alla tua presenza esultò in gaudio di [p. 338 modifica]Spirito Santo, essendo tuttavia ritenuto nelle viscere della madre; e quinci, come gli venne veduto Gesù camminar tra la gente, profondamente umiliandosi, diceva con tenero affetto: L’amico poi dello Sposo, il quale sta ad ascoltarlo, prende sommo diletto delle parole di lui: così io bramo d’essere di santi desideri ed alti infiammato, e a te con tutto il mio cuore presentare me stesso. Perlochè e ti offerisco tutte le esultazioni, gli accesi affetti, le estasi della mente, e le soprannaturali illustrazioni, e le celesti visioni di tutte le persone divote; e a te profferiscole con tutte le virtù, e laudi, che da ogni creatura nel cielo e nella terra ti furono date, e saranno, per me e per tutti coloro che nelle mie orazioni hanno fidanza; acciocchè da tutti, com’è ragione, sii tu lodato, e glorificato perpetuamente.

4. Ricevi le mie preghiere, e quelle infinite laudi, e immense benedizioni ch’io ti desidero, e che a te per la infinita ed ineffabile dignità tua sono dirittamente dovute. Questo io ti rendo, e bramo di renderti ciascun giorno, anzi ciascun momento; e a [p. 339 modifica]renderti grazie e laudi insieme con me, con affettuosi preghi tutti gli Spiriti celestiali, e’ tuoi fedeli conforto, e scongiuro.

5. Ti lodino tutte quante le genti d’ogni tribù, e d’ogni lingua; e ’l santo tuo nome come mel dolce esaltino con sommo giubilo, e con fervida divozione. E tutti coloro che riverentemente, e religiosamente celebrano l’altissimo tuo Sacramento, e con piena fede il ricevono possano trovar grazia e misericordia davanti a te, e facciano supplichevole orazione per me peccatore. E come essi abbiano la desiderata divozione, e la fruitiva union conseguito; e assai consolati, e in maraviglioso modo saziati, dalla sacra celeste mensa sieno partiti, di me meschino degnino di ricordarsi.