Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/16

Da Wikisource.
4 libro i.

CAPO II.


Del sentire bassamente di sè.


1. Egli è naturale ad ogni uomo il desiderio di sapere: ma il sapere senza il timor di Dio che rileva? Egli è in verità migliore l’umile contadino che serve a Dio, del superbo filosofo, il quale dimenticata la cura di se medesimo, specola il corso del cielo. Qualunque a pieno conosce se stesso, a se medesimo diventa vile, nè delle lodi degli uomini prende diletto. Se io sapessi tutte le cose del mondo, nè fossi in grazia, che mi gioverebbe davanti a Dio, il quale dee giudicarmi dall’opere?

2. Fa che tu ti rattempri dalla troppa cupidigia di sapere; perchè ivi si trova assai distrazione ed inganno. Coloro che sanno, amano d’esser veduti, e detti sapienti. Ci sono di molte cose, le quali a sapere, poco o nulla è giovamento per l’anima. Egli è assai pazzo colui, il quale ad altro intende, che a quelle cose, le quali servono alla propria salute. Le molte