Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/170

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158 libro iii.

CAPO XVIII.


Che le temporali calamità si debbono tollerare con quieto animo

ad esempio di Cristo.


1. Figliuolo, io son disceso per tua salute di cielo: ho preso le tue miserie non tiratovi da necessità, ma da carità: acciocchè tu la pazienza imparassi, e le temporali calamità portassi con pace. Imperciocchè dall’ora ch’io nacqui, fino a quella ch’io ne morii sulla croce, non sono mai stato senza dolore. Gran difetto sostenni di cose temporali: molte querele ho sentito fare frequentemente di me: le vergogne, e gli obbrobri comportati mansuetamente: in cambio de’ benefizi ho ricevuto ingratitudine; per li miracoli bestemmie; per la dottrina riprensioni.

2. Signore, perocchè tu nella tua vita se’ stato paziente, in questo principalmente adempiendo il comandamento del Padre tuo; è dover che io poverel peccatore, secondo che è tua