Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XI

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XI. Che i desiderj del cuore si debbono esaminare e ponderare.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XI. Che i desiderj del cuore si debbono esaminare e ponderare.
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CAPO XI.


Che i desiderj del cuore si debbono esaminare e ponderare.


1. Figliuolo, ti rimangono tuttavia da apprendere molte cose, che tu non hai ancora ben imparate.

2. E quali, o Signore?

3. Che tu commetta ogni tuo desiderio al mio beneplacito; che non sii [p. 143 modifica]amante di te medesimo, anzi studioso zelatore del mio piacere. Tu sei spesse volte acceso, e violentemente sospinto da desiderij: ma attendi, se tu sii mosso anzi dal comodo tuo, che dall’onor mio. Se io ti sono final cagione, tu sarai quieto e contento, comunque io disponga de’ fatti tuoi: che se alcuno tuo privato appetito tu covi in te, ecco che è quello che ti impaccia, e ti grava.

4. Ti guarda adunque di non legarti troppo al desiderio da te conceputo, prima d’averne richiesto me: che per avventura non te ne pentissi di poi, e quello ti dispiacesse che prima ti piacque, e di che, come di cosa migliore, tu eri sì caldo. Imperciocchè non ogni inclinazione che sembra buona, è subito da seguitare; ma nè ogni contraria affezione sulle prime non è da fuggire. Torna bene alcuna volta il raffrenarsi eziandio nelle voglie, e ne’ desiderij di cosa buona: acciocchè per essere in questo troppo sollicito, tu non cada in distrazione di mente, o altrui con tuo zelo indiscreto non porti scandalo; ovvero per resistenza che ti fosse fatta, subitamente ti turbi, e trabocchi. [p. 144 modifica]

5. Altra volta poi è da usar della forza, e da contrastar virilmente al concupiscibile appetito, nè a quello badare che si voglia, o non voglia la carne: ma sì in questo darsi maggior fatica, ch’ella stia soggetta allo spirito, quando ben fosse a ciò riluttante. E tanto dee essere gastigata, e costretta di stare in servitù, che a tutto sia apparecchiata, e si avvezzi a contentarsi del poco, ed appagarsi di cose semplici, nè mai borbottare per sinistro che le intervenga.