Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XXXIV

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XXXIV. Che ad un amante sopra tutte, ed in tutte le cose sa buono Iddio.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XXXIV. Che ad un amante sopra tutte, ed in tutte le cose sa buono Iddio.
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CAPO XXXIV.


Che ad un amante sopra tutte, ed in tutte le cose

sa buono Iddio.


1. Ecco, il mio Dio, il mio tutto. Or che posso volere io di più, e che di più beato desiderare? Oh! saporità, e dolce parola; a quelli però che amano Gesù, non il mondo, nè le cose che sono nel mondo: Dio mio, mio tutto. Se v’è chi intenda, s’è detto assai; ed il ripeterlo ancora più volte è dolce a chi ama. Imperciocchè tutte le cose, te presente, son dolci, te lontano tutte nojose. Tu sei che tranquilli il cuore, e il metti in gran pace, e in festevol letizia. tu fai parer buone tutte le cose, e te lodare in ciascheduna di esse: nè c’è che possa senza di te lungamente piacere; ma s’ella dee esser gradita e saper buona, vi ci bisogna la tua grazia, e che col condimento della sapienza tua sia condita. [p. 201 modifica]

2. A chi tu sei buono, qual cosa (se dritto estimi) non dovrà parere buona? e quegli che in te non ha gusto, in che potrà averlo mai? Ma si perdono verso la tua sapienza i saggi del mondo, e que’ che si dilettano nella carne: essendo che in quelli è grandissima vanità, e in questa si trova la morte. Coloro poi che per lo disprezzo del mondo, e per lo castigamento della carne seguono te, si mostrano sapienti veracemente: perchè dalla vanità passano alla verità, e dalla carne allo spirito. A questi è Iddio saporoso; e tutto ciò che nelle creature ha di bene, tutto a lode lo riferiscono del Creatore. Egli è non pertanto dissimile, e molto dissimile il gusto del Creatore e della creatura, dell’eternità e del tempo, della luce increata e della partecipata.

3. O luce perpetua, che ogni creato lume soverchi, folgoreggia la tua luce dall’alto, la quale in ogni secreto penetri del mio cuore. Purga, rallegra, rischiara, ed avviva con le sue potenze il mio spirito, sicch’egli stia unito con te per inebriamento di giubilo. Deh! quando verrà quell’ora beata, e desiderabile, che tu della [p. 202 modifica]tua presenza m’appaghi, e mi sii tutto in tutte le cose? Infinattantochè ciò non m’è conceduto, nè io avrò mai compiuta allegrezza. Ahi dolore! vive in me tuttavia l’uomo vecchio, non è tutto crocifisso, non è affatto morto. Concupisce tuttavia fieramente contra lo spirito, mi move guerra da dentro, e il regno dell’anima non lascia in pace.

4. Ma tu, che signoreggi lo sdegno del mare, e ’l movimento temperi de’ suoi flutti, levati su, e vienmi in ajuto. Disperdi le genti, che amano di farmi guerra; rompile col tuo valore. Manifesta, io ten priego, la tua gran virtù, e ne sia la tua destra glorificata: poichè io non ho nessun’altra speranza, nè altro ricovero, se non in te, Signore Iddio mio.