Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/210

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198 libro iii.

cioè la celeste sapienza, che tutte le cose basse si tien sotto a’ piedi. A questa posponi la sapienza terrena, ed ogni umano e privato compiacimento.

4. Io ho detto, che in cambio di quelle cose che agli uomini son care e preziose, tu dovessi comperar le più vili. Imperciocchè assai piccola e vile, e quasi dimenticata sembra la vera celeste sapienza; che non sente altamente di sè, nè appetisce d’essere magnificata nel mondo: la quale molti a fior di labbro commendano; ma troppo per opera ne discordano: ma ella è nonpertanto la preziosa margarita a’ più sconosciuta.


CAPO XXXIII.


Dell’incostanza del cuore, e della finale intenzione

da avere a Dio.


1. Figliuolo, non voler fidarti del tuo affetto: quello che adesso hai, di qui a poco si cambierà in altro. Infinattantochè vivi, tu sei soggetto alla mutabilità, tuo malgrado: in guisa che ora ti senta lieto, ora tristo;