Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro I/CAPO XXIII

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XXIII. Della meditazione della morte.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XXIII. Della meditazione della morte.
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CAPO XXIII.


Della meditazione della morte.


1. Assai presto sarà qui finita per te. or vedi d’altra parte come tu stai. Oggi è l’uomo, e dimani non comparisce più. Come poi egli ti sarà stato tolto dagli occhi, così in [p. 56 modifica]breve ti fuggirà della mente. Oh! insensataggine, e durezza del cuore umano; che solo pensa alle cose presenti, e non si provvede anzi per le avvenire. Così tu dovresti in ogni tuo atto e pensiere portarti, come se oggi dovessi morire. Se tu avessi buona coscienza, non temeresti troppo la morte. Egli è meglio guardarsi da’ peccati, che fuggir dalla morte. Se oggi tu non se’ acconcio, dimani come sarai? il giorno di domani è incerto; e che sai tu se l’avrai?

2. Qual pro ci fa di vivere lungamente, se ci emendiamo sì poco? Ah! che la vita lunga non sempre emenda, anzi le più volte aggiugne alle colpe. Volesse pur Dio, che pure un sol dì fossimo bene vivuti nel mondo! Parecchi contano gli anni della lor conversione; ma spesse fiate è piccolo il frutto dell’emendazione. Se paurosa cosa è il morire, egli è forse di più pericolo il vivere lungamente. Beato chi tiene ad ogni momento dinanzi agli occhi l’ora della sua morte, ed ogni dì s’apparecchia a morire. Se alcuna volta vedesti morir persona, pensa che eFonte/commento: 1815b tu farai il medesimo passo. [p. 57 modifica]

3. Quando sia il mattino, fa ragione di non dover venire alla sera. fatta poi sera, non osar di prometterti la mattina. Sta dunque preparato mai sempre, e vivi per forma, che la morte non ti colga mai sprovveduto. Molti di subito e impensatamente si muoiono. imperciocchè a quell’ora ch’altri non pensa, è per venire il Figliuolo dell’uomo. Come sia venuta quell’ultim’ora, tu comincierai a giudicar molto altramenti di tutta la tua preterita vita, e ti dorrà forte d’essere stato sì negligente e rimesso.

4. Quanto felice ed avveduto è colui, che tale adesso si studia d’essere in vita, quale desidera esser trovato alla morte! Conciossiachè grande fidanza di lieta morte ne darà l’intero disprezzo del mondo, lo studio fervente di crescere nelle virtù, l’amore della disciplina, il disagio della penitenza, la prontezza dell’obbedire, il rinnegamento di se medesimo, e la tolleranza di qualsivoglia travaglio per l’amore di Cristo. Molto di bene puoi adoperare mentre sei sano; ma ammalato, non so che cosa potrai. Pochi migliorano di malattia; [p. 58 modifica]e così quelli che vanno molto pellegrinando, di rado diventano santi.

5. Non ti confidar degli amici, nè de’ congiunti, nè differire al domani la cura di tua salute: perciocchè troppo più presto gli uomini si dimenticheranno di te, che non pensi. Meglio è provvedersi ora mentre è pur tempo, e alcun bene mandarci innanzi, che stare a speranza dell’ajuto degli altri. Se tu non sei adesso sollecito di te medesimo, chi sarà in tua vece nell’avvenire? Adesso è il tempo molto prezioso, adesso sono i giorni della salute, adesso il momento accettevole. Ma ohimè! che a maggior tuo profitto non metti il presente, nel quale tu puoi meritarti onde vivere eternalmente. Verrà tempo che tu vorrai un giorno, ed un’ora per emendarti, nè so se l’avrai.

6. Deh! vedi, carissimo, da quanto grande pericolo tu puoi riscuoterti, da quanto gran paura campare, se tu viva ora sempre sospettoso e timido della morte. Ingegnati adesso di vivere in modo, che nell’ora della tua morte tu debba anzi godere, che paventare. Avvezzati a morire ora al mondo, per cominciare allora [p. 59 modifica]a vivere con Cristo. Impara adesso a spregiare ogni cosa, acciocchè allora tu possi speditamente andartene a Cristo. Castiga adesso il tuo corpo per penitenza, sicchè allora tu possa aver sicura fiducia.

7. Ah pazzo! che vai tu divisando del viver lungo, non avendo pure un giorno in tua mano? Quanti ci rimasero colti, e fuor d’ogni loro pensiero divelti dal corpo? Quante fiate hai tu udito dire: Il tale morì di spada, quegli annegò, l’altro caduto dall’alto si fiaccò il capo, questi mangiando assiderò, quegli in sul giuocare finì la vita? Altri è morto di fuoco, altri di ferro, altri di peste, altri di assassinamento: e così fine di tutte le cose è la morte; e la vita degli uomini, in men ch’io nol dico, siccome ombra trapassa via.

8. Chi avrà di te memoria dopo la morte? e chi farà preghiere per te? Fa ora, fa, dilettissimo, tutto quello che puoi: perciocchè tu non sai ’l quando debba morire, e nè eziandio quello che sia per avvenirti dopo la morte. Mentrechè hai tempo, ti aduna ricchezze che mai non ti vengano meno. Dalla tua salute in fuori, [p. 60 modifica]niente altro voler pensare: datti cura solo delle cose, che riguardano a Dio. Adesso ti fa degli amici, onorando i Santi di Dio, e facendo ritratto dalle loro azioni; acciocchè, come tu sia uscito di questa vita, essi ti ricolgano ne’ tabernacoli eterni.

9. Guarda te stesso, siccome pellegrino e forestiere sopra la terra, a cui niente appartenga de’ negozi del mondo. Conserva libero, e a Dio in alto levato il cuor tuo; perciocchè tu non hai qui ferma stanza. Colà rivolgi le preghiere e’ gemiti, e le lagrime ciascun giorno; acciocchè l’anima tua meriti di passare dopo la morte felicemente al Signore. Così sia.