Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/244

Da Wikisource.
232 libro iii.


2. Ben sel sanno que’ cittadini del cielo, quanto sia gaudioso quel giorno: gemono gli esuli figliuoli d’Eva, perocchè nojoso è questo, ed amaro. i nostri giorni son pochi e rei, di dolori pieni, e d’angustie; ne’ quali l’uomo s’insozza in molti peccati, è legato da molte passioni, stretto da molti timori, distratto in varie curiosità, da molte vanità inviluppato, circondato da molti errori, combattuto da molti travagli, gravato da tentazioni, snervato per le delizie, crucciato per la povertà.

3. Oh! quando finiran questi mali? quando sarò io sciolto dalla misera servitù del peccato? quando di te solo ricorderommi, o Signore? quando in te rallegrerommi compiutamente? quando fuor di tutti gl’impedimenti, mi starò io in vera libertà senza gravezza di mente e di corpo? quando avrò io pace costante, pace imperturbabile e sicura, pace di dentro e di fuori, pace ferma per ogni parte? quando, Gesù buono, starò io inteso nella tua vista? quando contemplerò la gloria di cotesto tuo regno? quando sarai a me tutto in tutte le cose? oh! quando sarò io con teco nel tuo