Vai al contenuto

Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/205

Da Wikisource.

capo xxx. 193

detto a miei cari discepoli: li quali in verità io non ho mandati a gaudj di mondo, anzi a gravi combattimenti; non ad onori, ma sì a disprezzi; non ad ozio, anzi a fatiche; non a riposo, ma a cogliere molto frutto in pazienza. Tienti a mente, Figliuolo mio, queste parole.


CAPO XXXI.


Del disprezzar ogni creatura per poter

trovare il Creatore.


1. Signore, io son bene in bisogno di vie maggior grazia a poter colà pervenire, dove nè persona, nè cosa del mondo mi sia d’inciampo. Imperciocchè infino a tanto che alcuna cosa m’impaccia, io non posso liberamente volare a te. Ciò bramava colui, che diceva: Chi mi darà ale siccome di colomba, ed io volerò a riposarmi? Qual cosa è più quieta dell’occhio semplice? e chi più libero di colui, che niente desidera in terra? Fa d’uopo adunque oltrepassare ogni cosa creata, e al tutto uscire di se

f 3