Pagina:Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo, Verona, 1815.djvu/272

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260 libro iii.

e ’l falso discerne; comech’ella non abbia forza d’adempiere tutto quello che approva, nè possegga il pieno lume del vero, nè la sanità intera delle sue affezioni.

3. Di qui è, o mio Dio, che secondo l’uomo interiore, dilettomi nella tua legge, sapendo bene che il tuo ordinamento è buono, giusto e santo, condennator d’ogni male, che è da schifare la colpa: ma nella carne io servo alla legge del peccato, mentre più dalla sensualità mi lascio vincere che dalla ragione: e di ciò nasce, ch’io son presto di volere il bene, ma come io mel faccia perfettamente non veggo. Quinci spesse volte io fo di molti buoni proponimenti; ma però che la grazia mi manca, che alla mia debolezza dia mano, per un leggiero contrasto dò addietro, e sì m’abbandono. Donde seguita, che io so la via della perfezione, e come io debba operar veggo chiaro abbastanza: ma gravato dal peso della natural mia corruzione, non so levarmi ad azioni perfette.

4. Oh come sommamente mi è necessaria la tua grazia, o Signore, a cominciare, condurre innanzi, e com-