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27't DISTORNI I>l TORINO

eleganti, in mezzo a cui t' apre una grolla, nella quale è una fontana d' acqua eccellente.

PARCO.

. A settentrione del giardino del Re si stende una vasta campagna compresa tra i tiami Dora, Stura e Po, a pochi minuti di distanza da Torino. Emanuele Filiberto la destinò a luogo di ricreazione e insieme a podere modello. Quel luogo chiatnavasi il Pareo. Fu sempre sito di delizia dei principi di Savoia e slendevasi per tre miglia in lunghezza ed altrettante in larghezza. Quivi si vedevano selve, .isole, grotte, om- brose valli, apriche colline , fiorite piagge, piante diverse , tortuosi viali, labirinti, laghetti, fontano, e tutto quel corredo di varietà che ora ammiriamo ne'giardini inglesi.

Dalla bellezza ed amenità di questo luogo colpito il Tasso, allor- quando fu per alcuni mesi a Torino , ne trasse poscia la descrizione del giardino incanta' 'l'Armida, secondo che scrive egli stesso all'a- bate Bottero dalla prigione ili S. Anna. —Sorgeva in mezzo a quella vasta campagna uno splendido palazzo, chiamato Viboccone, le cui sale de- corate degli affreschi del Moncalvo, accoglievano talvolta Carlo Ema- nuele I, allorquando a ricreamenlo dello spirito attendeva i. scrivere versi e prose. Ne' primi anni del di lui regno le delizie di quest'ampio sito furon famose: orano frequenti le feste che vi si davano, convegno d' una dello corti piò fiorite e pili spiritose che fossero al inondo.

Favole pastorali recitavansi nel Parco al 1001. Nè vi mancava un copioso serraglio di liere, il quale viene descritto dal Marino nella Fischiata XV:

Orsi, cervi, leou , tigri e pantere, Aquile, scimmie, struzzoli e cignali, Daine, camozze, ed altre hestie tali, Cosa certo bellissima a vedere.

Ecco la lettera suecennata del Tasso:

« Affinchè il signor Duca di Savoia, di V. S. et mio signore, sappia quanto grato io sia alla Serenità di S. S. Illustrissima per li buoni uffitii con cui si è degnata di favorirmi appresso a chi maggiormente importava, raccòrrò da V. S. pregandola che assicuri S. S. Serenisi aver io voluto immortalare, per quanto in me stia, la magnifica et uoica al mondo sua opera del Parco , accanto alla capitale , in una stanza della mia Gerusalemme, dove fingo di descrivere il giardino del palazzo incantato di Armida et vi dico: