Pagina:Torre - Del concetto morale e civile di Alessandro Manzoni.djvu/123

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in campo, ed invittamente si combatta, e, pel conquisto dei supremi beni civili non si tema d'incontrare la morte; che le nazioni a forza di energia e di operosità si rendono vigorosa e compiono il debito;1 ne è da attendersi pievano dall'alto i doni onde si fa meno triste la vita, come è fama che la manna scendesse agli ebrei nel deserto; ma perchè l'opera stessa sia feconda di resultati, nè devii, o tenti l'inipossibile, o s'impelaghi nella morta gore dello scetticismo, è bene, anzi è necessario, che vi sia chi rappresenti la fede viva nel diritto, chi, securo, mallevi e persuada che o presto o tardi la meta a cui si tende sarà raggiunta; perocchè nell'ora che questa certezza addiventi coscienza della maggioranza ogni maniera di despotismo è reso impossibile, e la libertà e l'indipendenza un fatto compiuto ed irrevocabile.

  1. La rassegnazione del Manzoni e tutt'altro che inerzia. Ecco come egli nei descrisse nel frammenti delle Osservazioni sulla Morale Cattolica — Considerare la pazienza come una virtù che porti alla debolezza, è un considerarla molto leggermente, perché questa virtù educando l'animo a superare i mali lo rende più forte ad affrontarli, quando sia necessario per la giustizia; mentre l'insolferenza, che trasporta l'uomo alla violenza, lo fa condiscendente, quando vi sia un mezzo di sfuggire i mali sacrificando il dovere.