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IL FOLLETTO

sei anni dopo



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a qualche tempo la mula di Gaudenzio non era più la stessa; si faceva ogni giorno più bisbetica ed ombrosa.

Scacciava le mosche cavalline con certi colpi di coda, che le sferzavano il dorso come staffilate; poi, stizzita d’essersi fatta male, voltava il muso indietro, colle labbra aperte e i denti stretti che pareva un cane arrabbiato.

Quand’era attaccata al carro, nessuno era più capace di guidarla; o pigliava certi dirizzoni da far temere che avesse a correre senza più fermarsi fino in capo al mondo, o si piantava dura, immobile, come se i suoi quattro piedi avessero messo radice nel ter-