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96 in risaia

ogni giorno accumulandosi in cuore, si credette maltrattata, si addolorò, si compianse: e non trovando mai chi la contraddicesse nelle sue recriminazioni fra sè e sè, s’andò sempre più eccitando, finchè quello stato d’irritazione divenne il suo stato abituale.

Tutti quelli che non soffrivano, le sembravano colpevoli di non pigliarsi loro la sua disgrazia. Tutti i dispiaceri degli altri le parevano un atto di giustizia inventato apposta dalla Provvidenza, per dare a lei una soddisfazione personale. Aveva imparato una perfida canzone, che era di moda quell’anno, e se vedeva qualcuno indispettito, non mancava di cantare, con quanta malignità aveva in cuore:

Se ti te cicchet
E mi me la godo,
Che gioia che provo
A vederti ciccar.