Pagina:Torriani - La cartella n. 4, Cesena, Gargano, 1880.djvu/212

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208 riccardo cuor di leone.


Doveva passare davanti a noi per andare al suo solito posto, ed io mi rizzavo stecchito come se dovessi cominciare l’esercizio, e facevo il saluto militare.

E lei era d’una gentilezza! Mi fissava in volto quei suoi grandi occhioni grigi in cui brillava un raggio di malizia, e sorrideva.

La udivo parlare con suo fratello. Che note vibravano nella sua voce! Era la melodia più soave che avessi ascoltata mai. C’erano dunque uomini a questo mondo che si sentivano dire ti amo, da una voce come quella? Mi pareva che tutto il sangue mi affluisse sul volto, ed abbassavo il capo per nascondere quella debolezza. Ma la Margherita mi gridava con fraterna sincerità:

— Che orrore! Come sei diventato rosso! Sembri una barbabietola.

Alle volte pensavo con isgomento a’ suoi ventidue anni ed a’ miei poveri tre lustri, e