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264 | una piccola vendetta. |
mentre svoltava nella porta lui si fosse accostato togliendosi il cappello come per rivolgerle la parola, e lei via su per le scale...
Ma omai era più di mezz’ora che era salita; l’importuno aveva avuto tempo d’annoiarsi aspettando e d’andarsene; poteva avventurarsi ancora in istrada. Suo marito l’attendeva a colazione.
— In questo caso la lascio andare; ma non sola; mio marito l’accompagnerà.
E la signora Zeta suonò il campanello e domandò alla cameriera:
— È in casa il signore?
— Sissignora, è entrato or ora. È in sala da pranzo. Debbo chiamarlo?
— No, andiamo noi a raggiungerlo.
— Ecco mio marito — disse la signora Zeta entrando nella sala da pranzo, e presentando un giovane piccoletto, biondino, mingherlino ed azzimato. E rivolgendosi a lui proseguì: