Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/127

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pazzo, che rende spudorato, spergiuro, omicida, e tuttavia non desta il ribrezzo della colpa ignobile, ma la pietà simpatica delle passioni infelici e grandi.

Venivo a te, Eva, col cuore sussultante in un delirio di gioia, con un'oncia di parola e di baci che mi gonfiava il petto e mi faceva tremare le labbra; venivo a te fremente di passione, per stringerti al cuore per sempre, e farti mia o morire con te.

Se l'uscio fosse stato aperto, sarei entrato, e nella penombra silenziosa della luna che rischiarava appena la tua finestra, t'avrei mostrato il mio volto d'uomo bagnato di lagrime, ed avrei sussurrato al tuo orecchio una parola, una sola: "T'amo".

E tu saresti venuta a me. O sì, Eva. Senza resistenza, senza scrupoli saresti venuta, perchè l'amore ha una forza d'attrazione invincibile.

Io non so cosa sarebbe accaduto di noi, onesti e colpevoli, al ridestarsi del rimorso. Ma ad ogni modo, avremmo avuta almeno un'ora di felicità, un'ora di gioia celeste da contare nella nostra vita.

Il tuo uscio era chiuso. Porsi l'orecchio e sentii che passeggiavi nella camera. Eri agitata, soffrivi. La stessa passione che tempestava in me turbava la tua anima casta, mia bella donna.

Questo pensiero mi commosse profondamente. Sentii una dolcezza infinita che mi rese buono, ed ebbi pietà di te.

"Mi ama!" ripetevo nell'ebbrezza della gioia. E non volli sgomentarti. Baciai il tuo uscio chiuso, ti mandai un'ondata di pensieri innamorati, e tornai nella mia camera solitaria.

Allora mi posi a guardare la tua finestra aperta ed il vuoto buio della tua stanza che nereggiava nel