Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/126

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ederti.

E se fossi rimasto, quel desiderio, forte come la natura e la gioventù, avrebbe vinto la mia ragione debole, i miei propositi vacillanti, e sarei stato colpevole, e mi sarei strisciato ai tuoi piedi come il serpente del paradiso. Eva, per trascinarti al male, per renderti infelice e maledetta, io che avevo voluto fare di te l'ideale incarnato della virtù.

Ero già dominato; bestemmiavo quel mio idolo severo, rinnegavo la mia fede, non riconoscevo altra potenza che il mio amore, non credevo che in esso, e pensavo: domani sarai mia.

Tu avevi chiuso il tuo uscio a chiave. Perchè? Avevi paura di me? O di te stessa? Sì, anche di te. Di tutti e due temevi la debolezza, perchè sapevi di non avere la forza di resistermi.

Oh, lasciami questa dolce fede! Che importa ora al tuo amor proprio? Non dovrai più arrossire davanti a me, perchè non ti vedrò più. Del resto, non potresti negarlo; il tuo uscio chiuso a chiave era una confessione.

Io ero pazzo ieri sera; ero pazzo di felicità.

Quando tutti furono coricati e non s'udiva che il silenzio della notte, uscii dalla mia stanza al buio, a piedi nudi, e venni per gettarmi in ginocchio dinanzi a te, per dirti ancora che t'amavo, non come un amico, non come un fratello, non di quei sentimenti convenzionali con cui avevamo cercato d'illudere le nostre coscienze scrupolose; ma di quell'amore imperioso che annienta con uno sguardo tutti i propositi della virtù, che vince tutte le resistenze con un bacio, che impone la colpa alle anime oneste, che prende una donna pura e la trascina nel fango, ma anche nel fango la fa brillare come un diamante; di quell'amore fantastico,