Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/138

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Sul suo bel letto parato di seta scarlatta a frangie d'oro, giaceva il cadavere di Marco orrendamente mutilato. S'era sparata una pistola in bocca; la palla era uscita dalla fronte, e tutta la parte superiore del viso era una piaga mostruosa.

Il lusso, le abitudini principesche, il gioco, l'avevano trascinato a quella rovina. Aveva veduta quella minaccia da lontano, e tutti gli sforzi che aveva fatti per scongiurarla non erano riesciti che a precipitare la catastrofe. Tutti i depositi che gli erano stati affidati erano andati perduti come il suo patrimonio; da ogni parte gli giungevano cambiali in scadenza; se avesse vissuto un giorno di più, gli sarebbe toccata la vergogna d'un fallimento scandaloso. Egli aveva cercato nel suicidio uno scampo al disonore ed alla miseria che lo minacciavano.

Tutto là dentro aveva l'aspetto dell'opulenza; il letto di damasco, i mobili di legno di rosa colle lastre di malachite, le cortine di trina antica, i tappeti di Persia, le statuine, i bronzi, gli oggetti d'arte preziosi. Accanto al letto c'era ancora intatto il vassoio con tutto il servizio d'argento massiccio, preparato per il tè, che Marco aveva l'abitudine di prendere ogni sera prima di coricarsi.

Chiunque avrebbe attribuita quella morte disperata ad un amore, tanto tutto pareva preparato per accogliere una donna in quel nido elegante, tanto pareva lontana ogni idea di imbarazzi finanziari in mezzo a quel lusso da nababbo.

Mi gettai in ginocchio, pazzo di dolore, accanto a quel cadavere che avevo amato tanto, e mi abbandonai ad un pianto disperato. Il suo scetticismo aveva rinnegato il mio affetto; non aveva creduto