Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/147

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vegliare incessantemente per non lasciarlo rinascere. Giurammo di non avere nessun segreto l'uno per l'altro, d'essere sempre pronti ad accorrere per soccorrerci a vicenda, e di occuparci scambievolmente del nostro perfezionamento. Giurammo di vederci ogni giorno vivendo nella stessa città; ed essendo lontani, di scriverci sovente, comunicando l'uno all'altro il quotidiano esame di coscienza suggerito da Franklin. Giurammo che, se ci trovassimo un giorno sul punto di mancare in modo grave ed irrimediabile alla legge di virtù che ci eravamo imposta, avremmo cercato uno scampo anche nella morte.

Pagai tutti i debiti del mio povero morto; ma erano molto superiori al mio patrimonio; si potè dare soltanto il sessanta per cento.

Leo reclamò il suo credito e si fece pagare; ma poi cercò tutti i creditori di piccole somme, i più poveri, e divise fra loro il denaro che aveva riscosso.

Tentai oppormi a quel sacrificio. Egli mi disse:

— Dacchè hai accettato il patto che t'ho offerto, il tuo onore è diventato il mio. È forse un atto eroico che faccio. Ma bisogna averne qualcuno nella nostra vita, perchè esso ci difende dalle piccole bassezze, dalle piccole ignominie, dalle piccole transazioni di coscienza. Quando Francesco d'Assisi ebbe distribuito tutto il suo patrimonio ai poveri, si sentì per sempre al sicuro dalle tentazioni dell'avarizia. Chi ha sacrificato alla virtù tutto il suo avere, guarda con disprezzo i piccoli vantaggi che potrebbe ottenere a spese della virtù.

Pensavo con profondo rincrescimento a quel grande sacrificio che faceva; alla letteratura che amava,