Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/149

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io mi paragonavo al primo discepolo di Cristo. Leo parla bene. La sua parola fluida e tersa è il riflesso d'una mente senza nubi e d'una coscienza senza macchia. La sua morale non è ristretta e pedantesca; anzi, su certi punti, scandalizzerebbe i predicatori della morale convenzionale. Quando si è adottata questa morale, non si sente la povertà nè l'isolamento, e si guardano in volto senza umiltà i potenti della terra, e senza invidia i felici.

Un giorno, sulla collina di Superga, sedemmo all'ombra scarsa di un vigneto per riposarci dopo una lunga camminata. Leo aveva portato un volume di Tennyson, e mi lesse colla sua bella voce profonda l'Enoch Arden, la storia d'un marinaio che, tornato a casa, dopo essere stato creduto morto per molti anni, trova la moglie rimaritata, s'accorge che ama il nuovo marito, e, per non affliggerla, nasconde il suo vero nome, e va ad invecchiare ed a morire nell'isolamento.

Il sole tramontando dava dei riflessi infocati alle onde scure del Po che parevano di piombo. La campagna, dominata da un silenzio solenne, sembrava porgere l'orecchio a quel poema d'abnegazione sublime. Quando Leo cessò di leggere, ci guardammo senza parlare. Avevamo gli occhi pieni di lagrime. Còlto da un impeto irresistibile, mi gettai nelle sue braccia e ci tenemmo stretti lungamente. In quel momento mi passò dinanzi alla mente la catastrofe del povero Marco; ripensai il mutamento che aveva prodotto nella mia posizione, e mi parve di non essere caduto, ma d'essere salito. Mi parve di essere passato dalle tenebre alla luce. Mi sentii purificato, mi sentii capace di elevarmi fino alla virtù del povero marinaio,