Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/170

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malattia venire assiduamente a prendere notizie di te e ad offrire i suoi servigi.

Spedii subito da Genova un telegramma alla signora Malvezzi, pregandola di aspettarmi prima di risolvere nulla. Poi partii col primo treno, e rifeci la strada che avevo percorsa due giorni prima, credendo di lasciarti guarito e tranquillo.

Appena giunto a Milano corsi a casa Malvezzi. Mi dissero che la signora era partita fin dal mattino, perchè suo padre è ammalato in campagna.

Seppi più tardi che il marito aveva trovato questa ingenua bugia, per salvare la dignità della moglie. E l'aveva detta con tanto coraggio che i servitori ci avevano creduto.

Quanto a me, capii subito che il mio telegramma era giunto troppo tardi. Domandai di vedere il Malvezzi, e lo trovai nella camera della sua bambina che era stata presa dalla rosolia.

Era ancora in abito da camera, come era uscito dalla sua stanza la mattina, quando l'aveva sorpreso quella dolorosa notizia. Era seduto presso una piccola tavola colla lettera di sua moglie ed il mio telegramma aperti davanti. Accanto a lui la bambina dormicchiava un sonno agitato nel suo lettino, tutta accesa in volto dalle espulsioni e dalla febbre.

Il padre profittava di quel momento di sonno per rileggere, chi sa dopo quante volte, la lettera dell'Eva. Era pallido; sembrava invecchiato di dieci anni. Non aveva cravatta, non s'era pettinato. Probabilmente non aveva mangiato in tutto il giorno. Era evidente che s'era abbandonato al più assoluto oblio di sè, sotto il peso di quell'immenso dolore, a cui la sua cieca fiducia l'aveva lasciato completamente