Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/171

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impreparato. Appena mi vide, scosse il capo dolorosamente, e le lagrime gli scorsero abbondanti giù per le guance. Mi mostrò il dispaccio e disse:

— Non è giunto in tempo. - Accennò con un atto desolato un uscio che doveva essere quello della camera di sua moglie, fece per dire qualche cosa; ma un singhiozzo violento gli troncò la voce in gola; si coperse il volto colle mani, e pianse, senza ritegno, senza falsa vergogna.

Appena potè parlare mi disse:

— E questa povera bambina che s'è ammalata giusto oggi; e vuole la mamma e si cruccia; e mi fa dire mille storie e poi non le crede! Viveva sempre con lei; ha tutta la sua nervosità e la sua intelligenza; pare che indovini...

Ero profondamente commosso da quella situazione terribile, da quel grande dolore. Non sapevo cosa dirgli. Mi sentivo colpevole anch'io della vostra colpa, ed afflitto della sua afflizione.

Gli domandai della bimba; se c'era stato il medico.

— Sì. Dice che non è grave: è la rosolia; purchè stesse tranquilla e riparata, sarebbe presto guarita; ma si cruccia, si agita, si impaurisce di non vedere la mamma... non so più cosa dirle...

E tornando col pensiero alla moglie lontana, ed accennando la sua lettera aperta, riprese:

— Dice che ha dovuto farlo perchè egli l'amava e sarebbe morto. Ma, ed io non l'amavo come la gioia della mia casa? come l'anima della mia vita? come la cosa più cara che avessi al mondo? Non li amavo tutti e due, come fossero miei figli? Ma io sono vecchio, sono un banchiere; che importa che io viva o muoia? Chi ci crede all'amore degli uomini