Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/197

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che c'era avvezzo, e questo mi rattristava maggiormente per la povera giovane, che forse doveva sopportare giornalmente quella tortura morale. Spiavo il momento di accostarmi a lei; sentivo il bisogno di dirle una parola di simpatia, di offrirle i miei servigi, di esternarle l'interessamento che m'inspirava. Ma era impossibile riescirci dinanzi a tutti quegli sguardi di provinciali curiosi.

Nella mia smania di fare il paladino, ebbi la cattiva inspirazione di rinfacciare al vecchio Armenti la sua bugia, per offrire alla Mercede l'occasione di smentirla pubblicamente.

— Questa mattina volevo salutarla, - le dissi, - ma lei stava recitando l'Angelus Dei.

Credette che fosse uno scherzo, e mi guardò coll'aria maravigliata ed infastidita di chi si vede costretto a prestarsi per cortesia alla celia poco felice del primo venuto. Vedendo che non dicevo altro, mi rispose; - È da quand'ero in convento che non ho più recitato l'Angelus Dei.

Il farmacista si mostrava tutto intento ad una emulsione che stava preparando, e picchiava forte nel pestello per far supporre che non udisse quella smentita. Io ribattei sullo stesso chiodo.

— E perchè - domandai ancora alla Mercede - ha preso in odio appunto quel povero Angelus Dei, mentre so che recita una preghiera ad ogni ora del giorno? L'angelo del Signore, cesserà di proteggerla.

— Non se n'è mai dato gran pensiero - rispose la Mercede con uno sfogo quasi involontario. Ma riprendendo subito il suo riserbo diffidente, soggiunse: