Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/198

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— Ho troppo da lavorare per poter pregare a tutte le ore del giorno.

— Ha da cucire il corredo per andare in convento? - domandai guardando il vecchio per obbligarlo ad arrossire.

La Mercede mi lanciò uno sguardo di rimprovero che pareva dire: "anche lei!" e con un accento risoluto come di sfida rispose:

— Io non entrerò mai in convento. Glielo giuro.

Mi aveva sospettato d'essere alleato di suo padre, ed il farmacista, dal canto suo, fremeva contro di me perchè avevo provocata quella dichiarazione.

Compresi che, invece di consolare quella povera giovane, le avevo fatto un male maggiore. Il vecchio si sarebbe vendicato di quell'atto di audacia; l'avrebbe punita.

Questo pensiero mi fece paura. Invece di ritirarmi, quando la compagnia si sciolse, vagai intorno alla casa per sentire cosa accadrebbe.

Piovigginava, ma faceva meno freddo della sera innanzi.

Il fuoco in cucina era spento e la finestra era chiusa. Mi fermai ad ascoltare; ma potei udire soltanto qualche esclamazione, delle voci agitate, e poi un piangere violento e convulso. Le parole mi sfuggivano. Mi accostai come la sera prima per vedere che cosa accadesse di dentro.

Il farmacista era trasfigurato dalla rabbia; tutto il suo corpo pingue tremava; il suo volto largo e grasso era rosso, quasi pavonazzo, ed i suoi occhi d'un azzurro pallido (i suoi occhi dolci, come dicono in paese) erano iniettati come gli occhi d'una tigre, lampeggiavano, pareva che volessero schizzargli dall'