Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/203

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Pensai con rammarico a' miei sogni d'un'ora prima; la visione d'una giovinetta gentile, bella, colta, coll'anima pura da ogni amarezza o disinganno; l'illusione soave d'un amore ingenuo che rispondesse al mio amore, d'un matrimonio tutto passione e poesia.

La mia parte di creta si ribellava all'idea di sacrificare tutte quelle aspirazioni per quella giovane disillusa, inasprita, e senza la potente attrazione della bellezza. Ma seppi vincere il mio egoismo; dopo una notte di riflessione, la mia risoluzione era presa irrevocabilmente.

Dovevo rassicurare la Mercede, consolarla; e subito, prima che il padre avesse tempo di fare nessun passo verso la Superiora del Sacro Cuore.

Non mi era possibile di vedere la ragazza da sola, perchè il farmacista non la lasciava avvicinare da nessuno. Mi rivolsi a lui. Dovetti appigliarmi ad una prosaica domanda ufficiale di matrimonio, che fu accolta come un insulto.

Lasciai che si sfogasse, poi gli esposi la mia situazione e dichiarai che desideravo la Mercede senza dote. Allora il pensiero di risparmiare anche le cinquemila lire del convento, lo guadagnò alla mia causa.

Volle sapere se avessi qualche cosuccia da parte per l'impianto della casa e per le prime spese. Quando fu ben sicuro che ero in grado di provvedere a tutto senza ricorrere a lui, allora soltanto mi diede il suo consenso. E lo diede colla massima sollecitudine; riprese il suo aspetto bonario, la sua giocondità, e trovò parole paterne per raccomandarmi la figliola, e per mostrarsi preoccupato del suo avvenire.

Ero ancora troppo mortificato dell'equivoco della sera innanzi, e troppo agitato dalla mia stessa risoluzione,