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Scrivimi, ti prego, cosa fai, come vivi. Sono in grande ansietà, e tu sai che nella mia posizione ho bisogno di pace.

Leonardo.

VIII.

Leonardo ad Augusto

Ancora una settimana. Per carità, Augusto; dimmi cosa ti accade, toglimi di pena. Se il marchese fosse qui, sarei già corso a Milano; ma appunto in questi giorni è assente. Non posso lasciare i suoi bambini in mano alla gente di servizio. Ti giuro che non ho mai sentito come ora il peso della mia responsabilità, che m’incatena lontano da te, mentre vorrei ad ogni costo venire a cercarti.

Ho mille pensieri tristi. Fra le tante supposizioni che vado facendo, c’è anche quella che tu, ridotto a quelle due lezioni, ti trovi a secco di quattrini, e ti lasci abbattere, e ti rendi infelice come al solito.

In ogni caso ti mando cento lire. Io non ne ho bisogno. Il mio pranzo me lo provvedono i servitori in guanti bianchi, ed al mio alloggio pensa la guardarobiera. Sai? quasi vorrei che tu non avessi il grande ingegno che hai, per poterti vedere in una posizione oscura ma tranquilla, come la mia. Che pace mi darebbe il saperti al riparo dalle tempeste della vita! Il pensiero che sei laggiù, solo, in una grande città, col tuo carattere burrascoso, a lottare colle necessità dell’esistenza materiale, mi crucia indicibilmente.