Pagina:Torriani - Prima morire.djvu/96

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Mi figuro d'essere nata in un paese protestante, e d'avere sposato un sacerdote.

S'avrebbe una casetta isolata in uno di quei paesi dell'Inghilterra che finiscono in shire; io sarei la sposa modesta e la confidente dell'uomo di Dio. Lavorerei per lui e con lui. Mi direbbe dove sono i poveri da soccorrere, gli ammalati da assistere, i moribondi da confortare. E la mattina s'uscirebbe insieme, ed alla porta di casa si scambierebbe una stretta di mano, e poi s'andrebbe ciascuno dalla sua parte a compiere la santa missione del bene.

E la sera, rivedendoci ad una tavola da anacoreti, ci renderemmo conto l'un l'altro delle opere compiute, delle impressioni provate; e nell'abbraccio dell'amore ci parrebbe di abbracciare l'umanità, e diremmo:

— Iddio ci benedica, perchè abbiamo fatto del bene.

Mi pare che la vita, impiegata cosa, dovrebbe scorrere facile e serena.

Cosa potrebbe il mondo contro di noi? Saremmo poveri, e le grandi crisi finanziarie non potrebbero toglierci nulla. La maldicenza non turberebbe la nostra pace, perchè la nostra coscienza si sarebbe fatto un tale baluardo di sicurezza nella virtù, da sfidare ogni assalto.

Mi pare anzi che vorrei essere calunniata per dire al compagno della mia vita:

— Hai fede in me? E per sentirmi dire:

— Sì, ho fede. E tenendoci per mano cammineremmo placidi e sicuri fra le tempeste della vita.

Mio marito è buono, generoso, amorevolissimo. Ma sono sicura che morrebbe dal ridere a questa