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Pagina:Torriani - Serate d'inverno, Madella, 1914.djvu/145

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Che momento fu quello per Odda! Povera giovine. Ripensò i suoi entusiasmi, la sua passione che aveva coltivati per tanto tempo in fondo al cuore. Ella pure aveva in mente tutti quei quadri, li aveva analizzati, copiati, con infinito amore, e colla mente rivolta a quell’autore ignoto, studiandone l’ingegno, il cuore, l’ispirazione.

Ed ora, dopo due anni era venuto il giorno di conoscerlo quell’autore. Lo aveva aspettato palpitando e domandando a sè stessa coll’angoscia dell’incertezza:

— Sarà bello e cortese?

Sì, era bello e cortese. Ma là, accanto a lui, c’era una fanciulla che lo amava anch’essa, e che egli pure amava. Povera Odda!

Un momento la sua parte di debolezza umana le ricordò che il giorno innanzi coi suoi ventotto anni ella aveva potuto eclissare la cugina. Si ricordò la propria figura riflessa nello specchio; era nobile e bella. Leoni, l’uomo delle avventure galanti, malgrado la sua lunga esperienza, era caduto a’ suoi piedi.

— Se anche Fulvio mi trovasse bella? Se apprezzasse il mio ingegno? Se mi amasse come Leoni? Chissà?

Ma fu un pensiero che passò di volo. Il nobile cuore di Odda non era di quelli che la passione può indurre a commettere una slealtà.