Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/81

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«— Ed ora cosa facciamo?

«Io presi senza rispondere il fascicolo d’arpeggi che avevo respinto.

Era una risposta.

«Colla galanteria che gli era naturale egli accolse quell’atto di condiscendenza come un grande favore, e mi disse:

«— Grazie, signorina; ella è troppo buona; sebbene io non abbia cuore, le sono molto riconoscente del sacrificio che mi fa.

«In quella entrò la direttrice, e la sua presenza m’impedì di rispondere qualche imprudenza.

«Alla lezione seguente la direttrice era in classe quando il maestro entrò. Egli aveva un fiore di vaniglia all’occhiello dell’abito. Io guardavo quel fiore e pensavo: «L’ha portato per me....»

«Poco dopo la direttrice fu chiamata fuori. Io precipitai istintivamente l’esercizio che stavo facendo. Il maestro non mi corresse quell’errore di tempo. Erano così rari i momenti in cui il caso ci accordava di esser soli; entrambi avevamo premura di profittarne. Egli mi disse, mentre voltava il foglio:

«— È ancora in collera con me?

«— Sì, gli risposi; perchè non vuole lasciarmi cantare nulla di bello.

«— Ebbene, riprese egli, domani le porterò Gran Dio morir sì giovane, lo canteremo insieme.

«Non potei a meno di ridere. La grande facilità