Pagina:Torriani - Tempesta e bonaccia, Milano, Brigola, 1877.djvu/91

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«Avrei voluto che vi si opponesse, che mi facesse delle scene violente, che mi tormentasse con sospetti ingiuriosi. Tutto ciò mi avrebbe provato che era geloso, e però, che mi amava.

«Ed egli mi rispondeva con parole d’affetto, diceva che mi amava immensamente, ma mi apprezzava altrettanto, ed aveva fiducia in me. Per questo non era geloso. Che la sua passione non era meno grande per esser meno espansiva; era il suo carattere così.

«Ed è vero, Max. Era il suo carattere così. Ed era quel carattere freddo, che non rispondeva al mio, appassionato ed ardente, e mi rendeva infelice.

«In termini legali, la causa della mia infelicità si chiamerebbe appunto incompatibilità di carattere.

«E realmente credo che sia tale, perchè, se la freddezza di Welfard è un tormento per me, lo scontento che io ne provo, la melanconia che me ne risulta, le mie frequenti lagnanze, sono un tormento per lui. È così che, amandoci sinceramente, ci rendiamo a vicenda infelici. Io sono italiana come il nostro cielo; egli è tedesco come un soldatino di piombo.

«Ero in questo stato d’animo quando partii da Torino per recarmi qui.

«Avevo sperato che Welfard mi accompagnerebbe per assistere al mio debutto. Mi pareva impossibile che non avesse a prendere un interesse vivissimo a quel passo tanto importante per me.