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— Addio, Denza... E la sua mano pareva un essere pensante, e che avesse una mente ed un cuore, tante cose mi disse e tanti affetti mi rivelò in quell’ultima stretta fremente e nervosa. Mi disse anche, quella mano, che dovessi salutarlo col suo nome. Ed io, un po’ confusa, susurrai:
— Addio, Onorato.
Tutti gli altri ci avevano raggiunti, e si fermarono in gruppo. Bisognava separarsi. Se si fosse entrati in Novara tutti insieme, la cronaca ne avrebbe ciarlato chissà come, e chissà per quanto.
Senza dirlo, tutti lo sentivamo, e ci lasciammo con molte strette di mano, ma senza inviti nè promesse di visite. E fra noi due non potemmo dirci altro.
Serbai nell’animo una certa apprensione per la predizione di quella vecchia. Non ci credevo affatto; nessuno m’avrebbe persuasa mai che una cosa tanto bella come essere