Pagina:Torriani - Un matrimonio in provincia, Milano, Galli, 1885.djvu/58

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lei. Tutta la sua vita passata con me, una vita di bontà, di docilità, di rassegnazione, valeva meno ai miei occhi che poche parole lusinghiere di una giovinetta elegante e chiacchierina. Però allora non pensai che la Titina avesse ragione, e mi coricai senza parlarle più.

Da quella sera vissi sempre colla mente lontanissima dalla mia casa e dalle mie occupazioni. E l’avere un pensiero nuovo, e di tutt’altra natura di quelli che avevo avuti fin allora, mi alleviava di molto l’uggia della casa ed il peso delle occupazioni.

Coricavo il bambino, lo rivestivo quando si svegliava, facevo la cucina; ma per pura abitudine meccanica, senza avvedermene, senza distogliere l’attenzione dalla cura dolce, che m’assorbiva tutta.

Mi premeva soltanto di vedere quel giovane, e, per conseguenza, mi premeva di rivedere la Maria, d’uscire di casa con lei perchè, incontrandolo, me lo indicasse.