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quel che li divertiva; e, molte volte, se ne mostrava seccato e li rimproverava.

Stava bene sul letto, con gli occhi chiusi.

Si avvide di aver tentato invano di affezionarsi ai compagni: le indifferenze con alcuni si mutarono in ostilità e inimicizie; per gli altri provava avversione, specie per quelli più ricchi, che lo stimavano da poco perchè era socialista. I più lo credevano pazzo; ma gli volevano quasi tutti bene.

Finalmente, convinto che doveva cedere alla sua stanchezza, non andò più a scuola; e ai compagni, che ne ridevano, disse che suo padre non aveva più denaro per tenerlo a Firenze.

Gli ultimi giorni si era sentito, con angoscia, ma anche con piacere, sempre più differente a tutti; e non seppe spiegarsi come gli altri studiassero senza essere costretti a fare come lui. Ed ebbe più fretta d’allontanarsene.

Dopo quattro mesi soli di scuola, invece di pagare alla padrona di casa la nuova mesata anticipata con il denaro ricevuto dal padre, tornò a Siena senza nè meno avvertirlo.

Fu ricevuto come se avesse messo giudizio, sebbene un poco tardi. Ed egli non sa va dire che voleva studiare da sè per ire gli esami lo stesso. Ma saputo, per caso,

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