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non stavano aperti, pieno di sogni. La mamma, quando fu a letto, gli disse guardandolo:
— Sono tre sere che non dici nè meno un'avemaria! Ségnati.
Avrebbe obbedito se fosse stato più desto: mosse il braccio ma non arrivò a toccarsi la fronte, sentendo il segno della croce addosso; con un senso delizioso di quel che aveva detto a Ghìsola. S'addormentò vedendo la mamma che simile a un'ombra girava intorno al letto per benedirlo.
— Dammi la buona notte, almeno!
Ma egli già dormiva da vero quando Anna se ne andò, riparando il lume con tutta la persona; dopo avergli messo sotto il piumino i calzinotti e le mutande.
Si destò a mezzanotte. Udì un usignolo, forse tra le querci del podere, accanto all'aia. Le sue note gli parvero un discorso, a cui rispondeva un'usignola di lontano. Allora li ascoltò ambedue a lungo, e non avrebbe voluto; e pensò che Ghìsola fosse fuori per prenderli. Ma si chiese perchè le cose e le persone intorno a lui non gli potessero sembrare altro che un incubo oscillante e pesante.
Poi nei sogni, sentiva la sua cattiveria; e credeva d'imprecare contro quel canto.
F. Tozzi. Con gli occhi chiusi. | 2 |