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cava invano di distrarsi; raccomandandosi al crocifisso nero di fumo. Si sedeva, scuoteva la testa, metteva il capo fuori dell’uscio.
Toppa entrò sotto la tavola, e fiutò tutte le sedie una per volta; sbattendo la coda alla tovaglia di canapa; poi uscì.
Che cosa significava quel giro dentro la stanza? La nonna e la nipote si guardarono negli occhi.
Ma la disgrazia non avvenne; ed Orsola, dopo cena, disse a Masa:
— Ora non c’è più pericolo.
Ne fu invidiosa; e, accertatasi che l’olio era stato versato da vero, pensò:
— Tutte le fortune sono le sue!
Ghìsola si mise alla finestra; tirando sputi, di quando in quando, sopra una cosa che per l’oscurità non riusciva a distinguere. Poi guardava un poco verso il cielo, dove era venuta sempre qualche altra stella.
Una striscia umida di nuvole color della seppia divideva esattamente dal cielo turchino l’orizzonte lucente di raggi serotini. Le chiome degli olivi sembravano un solo velo trattenuto e avvolto ai rami aperti di ciascun albero.
I cipressi dell’aia erano neri.
I moscerini e le farfalle bianche rasentavano la fronte della giovinetta; e una fragranza ignota s’avvicendava con il fetore caldo della stalla di sotto.