Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/67

Da Wikisource.

— 55 —

calzoni; si fece spolverare da Rebecca e untare le scarpe da Tiburzi, dando nel frattempo qualche ordine. In punta di piedi andò dietro il figliolo che tamburellava con le dita sopra un vetro, accompagnando il mugolìo della sua voce a bocca chiusa; gli dette una manata sul collo, e disse:

— Vieni in campagna con me.

Pietro, senza rispondere niente, saltò sul legno già attaccato; e furono a Poggio a' Meli poco prima del tramonto.

Ghìsola, sbucando da una cantonata della capanna, lo vide solo e fermo, con le mani in tasca, nel mezzo dell'aia; e lo rimproverò, seria:

— Che cosa fa qui? Perchè non è venuto prima? Una volta non le pareva vero. Ma non m'importa!

E aggiunse:

— So quel che vuol dirmi.

Egli pensò: «Sì, lo sa. Gli altri sanno tutto dì me. Io, no».

Quella sua vita interiore che si sovrapponeva sempre! Come si disperava di poter gustare soltanto dopo, e nel silenzio di sè stesso, quel che aveva provato e non detto! E si giudicava perciò inferiore agli altri. Parlava bene con Ghìsola soltanto quando se lo imaginava, specie appena desto.

E divenne più vergognoso. Il colletto gli dava fastidio al mento.