Pagina:Tozzi - Con gli occhi chiusi, Milano, 1919.djvu/70

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— Sei matto oppure no? Che ci fai costì, a sciupare il muro?

E, poi, all’assalariato:

— Quell’altra cialtrona, al meno, è scappata a tempo!

— Oh, ma per ora son tutti e due ragazzi! Io credo che ruzzino sempre.

Li difendeva supponendo che il padrone ci avesse piacere per Giacco e Masa. Ma Domenico, contento di poterlo contraddire con la sua autorità, rispose:

— Io me ne intendo più di te. Stai zitto.

Enrico convenne, allora:

— Comincerebbero presto!

E inghiottì, come faceva sempre dopo aver parlato.

Pietro s’era impaurito del rimprovero; e già aveva dimenticato Ghìsola; sebbene gliene rimanesse un fascino troppo forte per lui. S’incamminò verso il padre, che voltava il cavallo alla strada, menandolo per la briglia.

— Sali su.

Egli obbedì, cercando di pulirsi le mani terrose; e non guardando in volto nessuno. Il cavallo non voleva star fermo dinanzi al cancello aperto; e allora Domenico cominciò a sferzarlo sopra i ginocchi. La bestia si trasse in dietro, alzando le gambe anteriori; il calesse urtò contro il muro.

— Sta’ fermo. Devi imparare. E se non impari....