Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/106

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una recita cinematografica 99


— Tiri via, Calepodio! Ho ancora da rimettere a sesto la cucina.

Il ciabattino sorride anche di più e obbedisce. Ha un berrettone con la tesa di cuoio lucido e un bordo bianco; e la sua testa sembra un quadrato birignoccoluto. Egli, dinanzi alle donne, sta volentieri a testa bassa; perchè sa che è brutto e ne ha paura. Da ragazzo, è stato il divertimento dei compagni. Magro e pallido, con le guancie sparse di ceci rossicci, i baffi biondastri, quasi trasparenti; con gli occhiali così grossi che gli lasciano il segno nella carne; le pupille grigie e sporgenti come quelle dei granchi; un collo che pare deformato a posta. Quel sorriso d’idiota, sebbene buono e timido, toglie a tutti l’istinto di parlargli; tutti pensano che si possa fare a meno di parlargli; però, quando qualcuno, chiunque sia, ha dentro di sè una cosa che non confiderebbe agli altri, allora senza volere, se si trova alla porta, cerca il pretesto di dire una parola a Calepodio; che non capisce, ma picchia più forte su le suola delle scarpe. Perfino la signora Pia, quella grassa, quando aveva trovato la donna di servizio a rubare nella dispensa, ebbe questo bisogno; ma