Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/107

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100 una recita cinematografica

si tenne, e la stizza mancò poco che non le facesse venire un colpo. Ella pensò sopra a questa debolezza, che aveva avuta; e siccome le pareva quasi un’onta, odiò Calepodio. Fino ad ora sapeva soltanto che egli dormiva in una stanzucola senza finestra e che perciò era costretto a lavorare in mezzo all’andito. Ella aveva sempre arricciato il naso a vederlo sudicio come le pareti e come l’impiantito; con un grembiule lacero e nero; con quegli occhiali che gli facevano gli occhi più piccoli di due capi di spillo; che parevano anch’essi sudici e loschi.

Quando, la mattina dopo, escì di casa, per andare a farsi tingere i capelli a una Maison de beauté, finse di soffermarsi per cercare qualche cosa dentro la borsetta di seta verde. Già Calepodio s’era preparato a farle posto, e aspettava che passasse; con i piedi tirati su senza guardarla, e attento con gli orecchi. Allora ella gli disse:

— Calepodio, vuol domandare alla mia donna di servizio se ho lasciato sopra la toilette il mio braccialetto con il topazio?

Egli, al solito, sorrise; e si alzò da sedere.