Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/11

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e con gli occhi celesti, che le ricordavano il colore della sua coroncina di vetro. Marta, quando la vedeva sul pianerottolo ad aspettare che la sua padrona aprisse, entrava in casa senza rumore e faceva entrare anche lei, portandole un pezzetto di pane o di cacio; perchè ci aveva i topi. Ma voleva che Gertrude non se n’avvedesse; per non fare il viso rosso. La gatta, però, non voleva saperne di cercare i suoi topi; e miagolava perchè la lasciasse andare. E Marta doveva riaprire la porta.

Marta aveva invece il campanello che suonava meno bene di quello di Gertrude; e così la sua porta bisognava spingerla due volte con forza per mettere il paletto dalla parte di dentro. Aveva anche il pavimento che tremava a camminarci sopra; mentre quello di Gertrude no. Ognuna di loro, però, credeva di avere lo stesso numero di stanze. E, con tutta la curiosità che sentivano di saperlo, non se l’erano mai domandato.

Anzi questa curiosità cominciava a doventare un sentimento ostile. Ma facevano di tutto per contenersi; per educazione. Marta era piccoletta, con gli occhi azzurri e taglienti, vestiva