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Una figliuola.
Quando Fiammetta restava sola in casa, le venivano i nervi. Allora andava in cucina e si faceva, con una macchinetta a spirito, il caffè; ma il più delle volte lo lasciava freddare senza nè meno empirsene una tazza. Pigliava più volentieri un boccone di pane; assaggiava, dalla credenza, qualche cosa. Poi voleva cambiarsi, per uscire; ma, cavati i panni dall’armadio, li stendeva sul canapè; incrociava le braccia e andava alla finestra. C’erano soltanto i polli, che raspavano attorno al pagliaio. Ed ella guardava le loro creste rosse ad ore intere, chi sa perchè. Poi cominciava a girare da una stanza ad un’altra, aprendo e chiudendo gli usci; guardando dentro i cassetti e ripassando dinanzi agli specchi, per vedersi. Ella si preoccupava che, forse, la notte avrebbe sognato male. Allora, sbadigliava dalla noia.
La sua giovinezza trapassava così, da una