Pagina:Tozzi - Giovani, Treves, 1920.djvu/264

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l’ombra della giovinezza 257


perchè il fratello certe cose, ch’egli poteva confidare a lei, non le avrebbe nè meno ascoltate. C’era in lui come un rimpianto della vita in collegio e dei suoi insegnanti; e, benchè ora fosse libero e ricco, gli pareva di sacrificare una parte di sè stesso. Egli non aveva più dimenticato quel suo compagno di scuola, un nobile, che si faceva fare i còmpiti da lui; regalandogli i pezzi di cioccolata e le caramelle; che, dopo, egli da sè non aveva nè meno più pensato a comprare. Egli sentiva che anche molti altri erano più fini di lui; e pareva che potessero vivere in un modo ch’egli non capiva nè meno! Ma un contadino gli disse:

— Signor Orazio, quando le venderà queste frutta?

No: egli non doveva vergognarsi d’andare a vendere le frutta e nè meno i porci e i bovi. Magari avessero potuto fare altrettanto i suoi compagni di collegio, ch’erano poveri! Egli, allora, fu contento di sentire che le tasche dei suoi calzoni erano larghe, da entrarci anche il portafogli; e fu contento anche di guardarsi le punte delle scarpe di cuoio grosso, ma forte e