Pagina:Tra le sollecitudini (Roma 1903).djvu/6

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così consolanti e non di rado così splendidi risultati, non ostante le difficoltà gravissime che si opponevano e che furono felicemente superate, poichè infine la necessità di un pieno mutamento di cose è entrata universalmente negli animi, ogni abuso in questa parte diviene intollerabile e dev’essere rimosso.

Ella pertanto, Sig. Cardinale, nell’alto suo officio di Nostro Vicario in Roma per le cose spirituali, con la soavità che le è propria, ma con non minore fermezza, si adoprerà, ne siamo certi, perchè le musiche che si eseguiscono nelle chiese e cappelle sì del clero secolare che regolare di questa Città rispondano pienamente alle Nostre Istruzioni. Molte cose si dovranno o rimuovere o correggere nei canti delle messe, delle litanie lauretane, dell’inno eucaristico; ma ciò che abbisogna di un compiuto rinnovamento è il canto dei Vesperi nelle feste che si celebrano nelle varie chiese e basiliche. Le prescrizioni liturgiche del Caeremoniale Episcoporum e le belle tradizioni musicali della classica Scuola romana non vi si riscontrano più. Alla devota salmodia del clero, alla quale partecipava anche il popolo, si sono sostituite interminabili composizioni musicali sulle parole dei salmi, tutte foggiate alla maniera delle vecchie opere teatrali e per lo più di sì meschino valore d’arte, che non si tollererebbero affatto neppure nei concerti profani di minor conto. La devozione e la pietà cristiana non ne vanno certo promosse; si pasce la curiosità di alcuni meno intelligenti, ma i più ne ricevono disgusto e scandalo e si